POM #76 - La seconda parte del mio viaggio a Bali
Non credo di aver mai ricevuto tante richieste di invio di questa newsletter. Tutti volevate la seconda parte ed eccola qui. Buona lettura e se avete commenti o richieste sapete dove trovarmi.
Il viaggio di 5 settimane a Bali con la mia famiglia si è concluso ed è ora di tirare le somme e raccontarvi la seconda parte.
Se non hai letto la prima parte la trovi qui!
Ubud seconda parte
Eravamo rimasti a Ubud: una città fatta di templi e risaie, di cerimonie e scimmie, di traffico incredibile e spazi vastissimi, di contraddizioni tra locali meravigliosi e i local che vivono in baracche circondati da immondizia.
Ubud ci ha, anche, aperto a un mondo educativo molto lontano da quello italiano e incredibilmente affascinante e stimolante. Le scuole internazionali qui hanno un forte orientamento olistico e centrato sulla natura. Principalmente applicano modelli educativi ispirati a Montessori o Jenaplan sfruttando le risorse naturali e l’ambiente a loro disposizione.
Abbiamo iscritto nostra figlia di 3 anni a una di queste, l'Empathy School, una scuola che trasuda amore per l'apprendimento attraverso l'esplorazione della natura e la consapevolezza emotiva. È stata un'esperienza che ha nutrito non solo la mente ma anche l'anima, legando l'educazione alla terra, alla comunità e all’autonomia. Una scuola tutta in inglese che ha messo a dura prova la preparazione linguistica di nostra figlia, ma che l’ha anche spronata all’evoluzione.
La celebrazione che le hanno fatto l’ultimo giorno per salutarla l’ha e mi ha emozionato tantissimo. Dentro di me ho pensato che basta così poco per rendere l’istruzione anche un’attività sociale e, soprattutto, umana che non capisco perché in Italia deve esserci questa distanza tra chi ha il compito di formare e chi vuole formarsi.
Un sistema scolastico basato su doveri e obblighi, regole non spiegate, omogeneità, nozioni e valutazioni. Qualcosa ultimamente si sta muovendo, ma è ancora troppo poco per il paese che ha dato i natali alla Montessori che tutti gli altri sistemi educativi prendono come esempio - circa 60 mila scuole nel mondo - mentre per noi è resta un personaggio di cui vantarsi o un nome da mettere sui giochi per vendere di più.
Il resto del tempo a Ubud lo abbiamo passato visitando templi e cascate bellissime e passeggiando tra le risaie. Ah, piccola nota culinaria: dopo tre settimane di cibo locale ho iniziato ad avere nostalgia di una buona carbonara; ci ho messo un po’ per individuare e comprare i giusti ingredienti, ma ne è valsa la pena! :-)
Non me ne vogliano gli indonesiani, ma avevo bisogno di rompere la monotonia della loro dieta composta principalmente da piatti unici con pollo o pesce, riso e verdure. Il tutto condito con salse piccanti e spezie. Ogni tanto si trova anche del maiale, delle ottime zuppe e una sorta di arrosticini immersi in una salsa a base di soia (un BBQ indonesiana).
Prima di lasciare Ubud ho altre due particolarità da raccontarvi. I bambini giustificano ogni azione a Bali, soprattutto a Ubud, e ne ho avuta la dimostrazione. Ho visto fare multe e addirittura sequestrare il motorino perché il conducente non portava il casco, ma se vai in cinque di cui tre sono bambini piccoli distribuiti tra pedana, sella e gambe o spalla della mamma, allora non ci sono problemi. Una cosa assurda.
Nonostante le tante contraddizioni, gli usi e i costumi diversi dai miei standard, una cultura Induista molto radicale che condiziona i ritmi delle giornate dei suoi abitanti, Ubud ti conquista l’anima e ti fa sentire a casa. Lasciarla è stato comunque un piccolo strappo al cuore ben ripagato dalla successiva tappa.
Se ti sta piacendo quello che leggi, iscriviti alla mia newsletter, che spazia tra vita privata e pillole su marketing, innovazione, product management e business.
Mare, sole e relax
Da Ubud ci siamo spostati all’isola Trawangan (Gili Trawangan) che fa parte di un arcipelago di tre isole vicine a Lombok, con sabbia bianchissima e finissima, e un mare trasparente e dai colori verdi e turchesi. Che dire? Wow! Qui ci siamo goduti quattro giorni di assoluto relax e abbiamo fatto i turisti. :-)
La nostra super nanny Yuni, che ci ha seguito per tutto il viaggio, ci ha ben supportati e ci ha permesso di fare anche qualche tuffo in acqua, dello snorkeling, un buon massaggio e di nuotare tra tartarughe e coralli.
Trawangan, come anche Meno e Air, sono isole demotorizzate. Il mezzo più utilizzato per il trasporto di merci e persone, infatti, è la carrozza a cavallo. Poi ci sono le biciclette… tante, troppe. E, infine, i motorini elettrici, per fortuna ancora pochi.
Isole piccolissime che si girano in 40 minuti e la cui economia è composta quasi esclusivamente dal turismo. Qui si vedono all’opera i commercianti con le loro abilità di fare up-selling e cross-selling utilizzando anche tecniche di pricing più moderne: dal freemium al pay-per-use; dal forfettario alle subscription.
Ad esempio, alcuni locali dove è possibile vedere un tramonto mozzafiato ti permettono di utilizzare lettini, poltroncine e altro con consumazione facoltativa. Tanto per loro è facile venderti uno snack e un drink davanti a uno scenario così bello. Idem per i lidi che ti offrono ombrelloni e sdraio con la stessa formula. Sfido chiunque a restare a bocca asciutta e a stomaco vuoto in vacanza con 35 gradi e un mare e sole fantastici; soprattutto considerando che il costo della vita è imparagonabile con l’Italia.
Passiamo però alle note "meno positive”.
Arrivare su queste isole con due bambini è stata una bella prova di coraggio da parte di tutti e quattro. Navigare su una barca di alluminio che viaggia a circa 35 nodi in mare aperto in un punto dove le correnti sono fortissime perché si incontrano l’Oceano Indiano e il Mare di Java, non è stata una passeggiata. Ma grazie all’agenzia che ci ha consigliato la barca più grande, l’equipaggio e il capitano che sono stati eccezionali, le pillole di mal di mare e una fase lunare positiva, è andato tutto bene!
Altro punto: le moschee. Trawangan, come Lombok di cui fa parte, è abitata da musulmani. Le moschee sono strutture belle e affascinanti da visitare. Ma averne una a pochi metri dall’hotel non il massimo… le loro preghiere hanno accompagnato ogni momento in cui eravamo in camera: dalle 6 di mattina alle 6 della sera. D'oh! :D
Infine, a differenza delle zone già visitate, l’Italia è super presente a Trawangan a tal punto che alcune volte non abbiamo avuto bisogno di parlare in inglese. E, purtroppo, anche l’Italia un po’ saccente e strafottente che nulla ha appreso dai modi gentili dei Balinesi. L’unica volta che ho discusso è stato, infatti, per colpa di un manager italiano di un locale molto alla moda che non ha riconosciuto un suo palese errore.
A parte questo, le Gili, come le chiamano i turisti, sono delle isole meravigliose e nuotare a tu per tu con le tartarughe è stato emozionante e unico.
Ultima tappa Ungasan
Dalle Gili ci siamo trasferiti al sud, in Ungasan, una delle zone più belle di Bali dal punto di vista turistico marittimo. I serfisti l’adorano perché ci sono onde mozzafiato tutti i giorni e anche gli expat più in là con l’età per le sue colline verdi e il minor caos. Inoltre, è la zona dei resort e quindi dei servizi a cinque stelle.
Qui abbiamo trovato: una villa stratosferica con dei proprietari che ci hanno fatto sentire a casa; spiagge bellissime anche per le famiglie; tramonti mozzafiato; locali con coworking vista oceano che non fanno pagare lo spazio, ma solo le consumazioni.
Grazie ai beach club a 5 stelle ho sempre avuto una connessione wi-fi gratuita anche a 200 mt dal locale che mi ha permesso di fare una sprint review con tutto il team di 20tab passeggiando in acqua.
Inoltre, il sud è anche un luogo di balli e musiche popolari, ma anche di night club e ritrovi notturni per surfisti. D’altronde onde alte 5 metri tutti i giorni e tutto il giorno!
Per non parlare di templi e scimmie… piccole furbissime ladre che alle borseggiatrici della metro di Roma gli danno 4 punti e due scope.
Abbiamo anche approfittato delle onde e delle spiagge più alla portata delle famiglie per far fare i primi “passi” sul surf a Ginevra. È stata bravissima e ha un ottimo equilibrio.
E poi, tante bellissime persone (anche italiane) conosciute in pochissimo tempo - la signora Giusy è la mamma locale di tutti gli expat Italiani - e con cui siamo ancora in contatto tramite WhatsApp.
Il sud è decisamente il mio posto preferito a Bali, in particolare la zona di Sanur che ha una passeggiata vicino al mare meravigliosa, strade larghe, meno traffico e strutture sanitarie ed educative ai massimi livelli.
Sempre al sud abbiamo avuto altre esperienze di vita quotidiana che ci hanno permesso di osservare il posto con altri occhi. Ad esempio, abbiamo dovuto acquistare uno smartphone- per loro handphone - perché l’acqua delle Gili, nonostante sia limpida e trasparente, resta sempre acqua salata. Oppure guidare il motorino gentilmente prestato dalla nanny per fare la spesa al mercato e provare quindi l’ebbrezza della guida a sinistra - è stato abbastanza complesso cambiare punto di osservazione agli incroci.
Purtroppo, anche cose meno piacevoli come recarsi in una clinica privata per una brutta tosse del piccolo Diego a causa degli sbalzi di temperatura tra la spiaggia e i -15 gradi dei tassisti. Struttura, accoglienza e cura da clinica privata svizzera con costi abbastanza in linea con i nostri medici privati. C’è da dire, però, che la preparazione della Pediatra a cui siamo stati assegnati non è paragonabile a quella del nostro pediatra di fiducia in Italia. Ma questo lo sappiamo tutti: non sono i medici che non funzionano in Italia, ma le strutture sanitarie e il sistema generale.
Qui finisce il nostro viaggio… o meglio dopo 2 aerei, 16 ore di volo, 26 ore di viaggio complessive e 6 ore di fuso orario siamo rientrati in Italia con il cuore e la mente più ricchi di quando siamo partiti.
Bali ci ha dato molto e per questo l’abbiamo salutata con un “See you soon” più che con un addio.
Condividi questo contenuto con chi deve assolutamente leggerlo.
Note finali
Prima di lasciarvi vi voglio raccontare e lasciare alcune informazioni utili di business e vita di tutti i giorni, non si sa mai che vi ho fatto venire voglia di visitare Bali.
Visti: il visto turistico dura 30 giorni e costa circa 30 euro. Si può rinnovare fino a 60 giorni e il costo è di circa 45 euro a persona. Quindi, evitate di fare il nostro stesso errore di pianificare una vacanza di 35 giorni... meglio optare per 29 o 59 giorni! Il visto lavorativo o comunque per affari non è così complesso da ottenere se si hanno i contatti giusti e delle iniziative reali da portare avanti.
Tasse: il sistema di tasse e imposte è imparagonabile all’Italia. Tasse basse che permettono a chi lavora di vivere tranquillo sia sul reddito, che sulla proprietà e sul lavoro dipendente. Conviene assolutamente stare in regola visto che se sei un expat e non rispetti le regole qui rischi l’espulsione.
Cambio: super favorevole! Con 2 euro mangi tranquillamente un piatto locale completo. Si hai capito bene con 2 euro. Oppure puoi farti lavare e stirare i panni a 24 centesimi al kg. O goderti di un bel massaggio in villa per 12 euro.
Burocrazia: sono un paese estremamente burocratico e complesso sotto questo punto di vista. Il DIY è sconsigliatissimo, meglio farsi aiutare dai consulenti locali - avvocati, notai e commercialisti - oppure chiedere a chi ormai vive e lavora a Bali da tanti anni come Armando e Giusy del ristorante sardo “Like at home”.
Sanità: l’assicurazione sanitaria è d’obbligo perché come in molti paesi occidentali come gli Stati Uniti, se arrivi in ospedale e non hai la copertura non ti accettano.
Banche: ci sono tantissime banche a Bali; le più utilizzate sono la BCA (Bank Central Asia) e Mandiri (la banca più grande dell’Indonesia). L’Indonesia dal punto di vista internazionale parla e collabora con tutti e gode di una discreta reputazione dal punto di vista della sicurezza degli investimenti.
Pagamenti elettronici: come ho già scritto nell’altra newsletter è facile trovare un POS anche nelle zone più remote, ma più si va verso aree turistiche e meno “agevolazioni” si trovano nell’effettuare pagamenti con la carta di credito. Quasi tutti i ristoranti, infatti, ti applicano un 3% di commissioni se paghi con sistemi elettronici.
Andamento dell’economia: Bali è esplosa negli ultimi tre anni principalmente per due motivi: qui il Covid sembra quasi che non ci sia stato e non c’è stato bisogno di chiusure e lock down. Questo ha favorito la migrazione di molti expat dagli stati vicini. Oltre alla pandemia, la guerra in Russia ha dato un altro grande contributo all’inflazione e all’economia reale perché molti Russi hanno deciso di spostare la loro vita - e conto economico - a Bali anche perché, nonostante la condanna da parte del governo Indonesiano, si è mantenuta una neutralità nelle azioni. Chi ci vive da tanto ci ha detto che i prezzi delle case e dei servizi domestici è praticamente triplicato nel giro di 18 mesi.
Prezzi per turisti e local: sull’isola è abbastanza usuale trovare davanti alle attrazioni turistiche cartelli con prezzi per i local e prezzi per i residenti. Anche gli acquisti sono più o meno così. Dopo aver comprato dei souvenir ai vari mercatini “più conosciuti” abbiamo scoperto tramite la nostra nanny che quelle cose loro le comprano ai mercati artigianali locali dei villaggi a 10 volte di meno… 10 volte!
Formazione digitale / tech: nonostante i lavori digitali e in ambito tech siano molti nell’isola tra local e nomadi digitali, la presenza di strutture di formazione o di community è pressoché inesistente. Infatti, parlando con qualche ragazzo del posto mi ha detto che loro sono abituati a vedere tutorial e seguire i corsi online.
Guerra dei taxi: un po’ come in Italia c’è una battaglia tra i taxi officiali e quelli delle app digitali. Questo implica che in alcune zone turistiche l’accesso è consentito solo ai taxi ufficiali che quindi chiedono il doppio del compenso che avresti pagato con Grab o Gojek.
Delivery: è praticamente utilizzato e disponibile ovunque nel paese e non riguarda solo il food. Portano di tutto! Puoi andare a comprare un frigorifero, chiamare Gojek tramite app e attendere un furgoncino che ti carica l’elettrodomestico e te lo consegna a casa. Chiedere di portarti una busta di latte oppure di andare a ritirare dei documenti in un ufficio o consegnare della posta o qualsiasi altro pacchetto per tuo conto. Infine, entrambe le app gestiscono i pagamenti digitali. Mi mancheranno tanto in Italia!
Lingua: l’inglese è parlato da quasi tutti più o meno bene. Nostra figlia si è sbloccata molto con la lingua e abbiamo visto i frutti dei due anni e mezzo di trilinguismo in famiglia e dei due anni di nido bilingue. Parlava tranquillamente con i bambini, le persone e i tassisti a cui amava raccontare le sue giornate. Ahahahah!
After death: cremano! Ma non in strutture come da noi. In templi dopo una festa super colorata con cibo, abiti tradizionali e musiche varie. Ti mettono sull’altare obbligatoriamente costruito dalle persone a te vicine in vita, accendono il fuoco, aspettano che il corpo si riduca in cenere, raccolgono il tutto, salgono sopra ai camion che di solito portano attrezzi e terra, si dirigono verso l’oceano più vicino e via. Tanto poi risorgerai all’interno di un prossimo membro della tua famiglia continuando a far vivere la tua anima.
Ora è veramente tutto. Spero che questo racconto vi abbia permesso di viaggiare, almeno con la mente, in questi luoghi incantevoli. Bali è stata una scoperta e una conferma, un viaggio ricco di emozioni, colori e sapori che resteranno impressi nella nostra memoria.
Se vi è piaciuta questa condivisione, vi invito a rispondere a questa email con le vostre riflessioni e domande. E se pensate che questa storia possa interessare amici o conoscenti, per favore condividetela! La condivisione delle storie e delle esperienze rende il nostro mondo più piccolo e più connesso.
A presto,
Mirko
Grazie per aver letto un mio POM!
Iscriviti al mio Substack per non perderti i prossimi contenuti.
Per ulteriori contenuti su innovazione digitale, growth marketing, Product Management e startup visita il mio blog www.mirkomaiorano.it